Il paesaggio della vite

Descrizione

Quel trenino che da tanto tempo non esiste più e che, con un percorso di non più di dodici chilometri, collegava Montepulciano stazione, sulla ferrata Chiusi-Siena, a Montepulciano città, dieci minuti dopo la partenza si fermava. Si fermava, ogni volta, a una stazioncina minima, come per raccogliere le forze prima della gran salita che gli toccava, una lunga arrancata tutta in cresta alle colline, nell’immensità cresposa dei vigneti tutto intorno, verso l’alta, rossa città murata e turrita. Ho cercato invano una traccia, un segno qualunque di dove fosse, esattamente, la stazioncina. Mi sarebbe bastato il resto di una scritta sbiadita su un muro giallastro, un pezzo di muro che una volta avesse fatto parte del piccolo edificio. A Nòttola, a Gracciano, all’Abbadìa? Dove ferma-va il trenino? Solo qualche anziano si ricorda dove. Per esempio il signor Marcello Ferri, che mi scrive: «… le stazioni ci son sempre. La prima era Fontago a circa quattrocento metri dalla stazione F.S. ed il suo nome si può ancora indovinare sulla parte est del fabbricato dov’è restata ancora qualche traccia della vecchia scritta. Anche la stazione di Gracciano è rimasta là, al suo posto…». Gli uomini di mezza età sanno appena che il trenino era esistito.
Mario Soldati, Vino al vino, 1968

Uno dei paesaggi di pianura più aperti, esito della riforma agraria che suddivide ampie estensioni mezzadrili in poderi piccole dimensioni, è in stretta relazione con gli estesi sistemi collinari e alto collinari pliocenici, dove sulla sommità si susseguono insediamenti storici in una matrice agricola di colture tradizionali recentemente riconvertita in vigneti specializzati a maglia ampia, alternati a seminativi e, talvolta, a oliveti. L’aumento della popolazione, la necessità di estendere le superfici a coltura, dopo aver concluso le grandi opere di bonifica in pianura del Settecento, sono alcuni dei fattori che portano ad una intensa attività di coltivazione della collina con impianti e lavorazioni a ritocchino, disposti seguendo la linea di massima pendenza. Le zone più sensibili all’erosione come le aree con elevata componente argillosa tuttavia erano incise dai solchi lasciati dalle acque piovane. Per questo vengono introdotte innovazioni tecniche per le sistemazioni idrauliche dei terreni, in particolare un sistema di regolazione dello scolo delle acque in pendii ciglionati, per farle defluire con regolarità e a velocità ridotta, strutturato da fosse rettilinee, con una pendenza minima, sufficiente solo allo scolo delle acque in eccesso, collegate fra un piano e l’altro da brevi acquidocci e confluenti verso una spina, elemento peculiare di un processo di bonifica collinare che sarà oggetto di miglioramenti ed evoluzioni tecniche per tutto il XIX secolo e che rappresenta una caratteristica del paesaggio agrario toscano cosicché le coltivazioni e in particolare i vigneti vi si possono adagiare a girapoggio o a cavalcapoggio o a spina.
Nella pianura, sino dagli inizi del Novecento, il sistema utilizzato per il deflusso delle acque conferisce alla superficie del campo un aspetto corrugato, con l’alternarsi di colmi e depressioni, strisce di terreno rialzato racchiuso tra due solchi. Sono i punti di prima raccolta destinati a convogliare le acque in un sistema di seconda raccolta disposto parallelamente ai lati più lunghi del campo che confluisce nei fossi ricavati lungo i lati più corti. Per lasciare il terreno centrale interamente libero, le colture arboree e arbustive erano disposte lungo uno dei margini lunghi del campo, o lungo entrambi e le viti erano piantate vicine agli alberi, portate a una determinata altezza e i tralci tesi verso l’albero vicino a formare un’interrotta catena da cui pendevano i grappoli. Nel paesaggio della viticoltura specializzata lembi di paesaggio agrario tradizionale che conserva caratteri di complessità ecologica, come quella espressa dalle colture promiscue delle viti maritate emergono, a tratti, attorno a Montepulciano.
La piana è sempre stata attraversata dai numerosi assi trasversali di collegamento tra i centri principali dei versanti opposti delle colline che la dominano, in parte sovrapposta e per tratti coincidente con la maglia di vie e strade rurali cha collegano i borghi e le fattorie granducali pedecollinari affacciate sul fondovalle ai numerosi poderi che punteggiano i terrazzi alluvionali. Su questa rete connettiva storica si impone il fascio infrastrutturale formato dal tracciato ferroviario storico e da quello ad alta velocità, che attraversa la Valdichiana su un viadotto, segno che si impone anche sulla viabilità minore del paesaggio delle bonifiche formato dal sistema degli argini utilizzati come percorso elevato e dalle connessioni con gli antichi approdi.