Toponomastica e origine
Borgo d’altura di fondazione etrusca è, sin dalle origini, circondato e difeso da quelle mura turrite da cui deriva il nome di Torrita, che compare per la prima volta in un codice amiatino del 1037. Il Repetti precisa: «L’origine di cotesto paese si nasconde, al pari di quella di moltissimi altri, nella caligine de’ secoli, comecchè possa essere stato fabbricato e difeso da alcune torri, donde trasse il nome, ma in un terreno abitato dagli antichi Etruschi e Romani». La descrizione paesaggistica che il medesimo storico fa del Borgo nell’Ottocento, è assolutamente aderente alla situazione attuale: «questa terra di forma ovale, contornata di mura torrite, risiede intorno alla cresta di una collina tufacea, in mezzo a vigorose coltivazioni di olivi e di vigne, alla cui base scorre a levante il fosso Cornio, mentre dal lato di maestrale nasce, ai piedi della stessa collina, il torrente Fuga».
E. Repetti, Dizionario geografico, fisico, storico della Toscana, 1833.
Excursus storico
Il medievale castello di Torrita, rifondato sulle preesistenze di un insediamento etrusco, si trova sotto l’influenza politica di Siena già nel XII sec. per la strategica posizione difensiva assunta nei confronti di Montepulciano e della Val di Chiana. Fedelissimo castello della Repubblica di Siena, è elevato a feudo dall’Imperatore Ottone IV con diploma del 27 Agosto 1210 e assegnato alle famiglie dei Cacciaconti e degli Scialenghi insieme ai castelli di Ripa, Fratta e Bettolle. Considerato un avamposto di strategica importanza nelle guerre combattute contro Montepulciano e Perugia, nel 1260 il feudo di Torrita partecipa alla battaglia di Montaperti contro i Guelfi fiorentini. Per la fondamentale collocazione geografica di frontiera il borgo subisce nel corso dei secoli numerose devastazioni e saccheggi: nel 1322, ad opera di Deo Tolomei, e, nel 1383, per mano di Boldrino da Panicale ed è più volte teatro di ribellioni interne alla stessa autorità senese della quale segue i destini con sorti alterne. Il ruolo strategico di Torrita nella vicenda storica di Siena è celebrato nell’affresco che orna la sala del Mappamondo nel Palazzo Pubblico di Siena intitolato “La battaglia della Val di Chiana” e commissionato dai Gonfalonieri della Repubblica a Lippo Vanni per celebrare la vittoria riportata nel 1363 contro Perugia. Torrita segue le vicende di Siena sotto la dominazione Medicea e l’occupazione imperiale; verso la metà del Cinquecento, è conquistato dalle truppe austro-ispano-medicee, poco dopo viene annessa alla corona di Cosimo I e, di lì a poco, al Granducato di Toscana, come testimonia lo stemma della famiglia fiorentina che, sulla torre del palazzo comunale, sostituisce il precedente stemma cittadino del leone rampante con tre spighe di grano. Successivamente costituita in Podesteria con Montefollonico Torrita diventa Comunità sotto i Lorena. Alla reggenza dell’Arciduca Pietro Leopoldo Torrita, come tutta la Valdichiana, deve le imponenti opere di bonifica realizzate, nel corso del 1700, dall’Architetto Fossombroni. Nel 1860 con un plebiscito 1040 votanti su 1060 si dichiararono favorevoli all’annessione di Torrita al Regno d’Italia. I confini attuali del comune ricalcano quelli stabiliti già nel 1777 con le riforme leopoldine, mentre al toponimo è stata aggiunta la specificazione “di Siena” soltanto nel 1928.
Breve descrizione del borgo e delle principali emergenze monumentali
Più volte danneggiate e riedificate durante i ripetuti assedi le alte e turrite mura di mattoni, risalenti al lontano 1100, furono restaurate nel 1528 su disegno del celebre architetto Baldassarre Peruzzi e tutt’oggi costituiscono l’elemento denotativo del borgo. Nel centro del denso, ellittico-fusiforme tessuto urbano medievale, si apre la piazza Matteotti dove s’incrociano, a perpendicolo, le due strade che conducono alle quattro porte delle mura: Porta a Pago, Porta Gavina, Porta Nova e Porta Sole. In tale piccolo vuoto urbano si colloca l’antica cisterna che forniva acqua all’intero abitato e che costituiva il centro d’interazione civile e religiosa degli abitanti. Nella medesima piazza sorgono la chiesa romanica delle Sante Flora e Lucilla ed il Palazzo Pretorio, ora del Comune, medievale ma ampiamente rimaneggiato. Al piano terreno di tale palazzo si apre l’ingresso al Teatro degli Oscuri, che prende il nome e l’emblema (una lanterna chiusa col motto simbolico “ab umbra lumen”, dall’ombra alla luce) dall’omonima Accademia letteraria costituitasi nel 1763 e rifondata nel 2004 come moderno sodalizio culturale. Lungo la via Maestri, a sinistra del Palazzo Pretorio, si incontrano la barocca chiesa di Santa Croce e la cinquecentesca chiesa della Santissima Annunziata; quindi si raggiunge la medievale Porta Gavina, che conserva ancora l’antico portone ligneo.